Scritto per ArabMediaReport, sulla copertura mediatica delle elezioni presidenziali siriane del 2014.
Sullo sfondo di un conflitto pressoché irreconciliabile, secondo la propaganda governativa, le elezioni siriane saranno una dimostrazione di democraticità e resistenza di fronte a chi chiede la deposizione di Bashar al-Asad. Per la prima volta nella storia del partito Baath, non si ricorre a un plebiscito popolare in cui i cittadini vengono chiamati ad “approvare” la candidatura degli Asad, ma a delle elezioni ufficialmente aperte all’opposizione e in pratica ristrette a un paio di figure politiche selezionate con cura.
I due candidati in questione sono Maher Abdul-Hafiz Hajjar e Hassan Abdullah al-Nuri. Il primo è un ex-comunista damasceno, di quella frangia del partito comunista tollerata dal regime di Damasco, nonché parlamentare dal 2012. Il secondo si presenta come un uomo d’affari aleppino super partes tra regime e opposizione, ma è in realtà è già stato ministro per lo sviluppo amministrativo e gli affari parlamentari tra il 2000 e il 2002.
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